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Tra le richieste al gup della Procura anche Pescarmona e Fornasari, ex
dirigenti molti noti a Ivrea di Vincenzo Iorio

Stampa, 29 gennaio 2015

IVREA. La Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione per sei
dei 39 indagati per le morti di amianto negli stabilimenti
dell’Olivetti. A meno di una decisione contraria del gup Alessandro
Scialabba, che ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 23
aprile, escono di scena Luigi Pescarmona, 79 anni, di Ivrea, Angelo
Fornasari, 78 anni, di Banchette, Giuseppe Longo, di 77, di Milano,
Giampietro Saggini, di 74, di Milano, Vittorio Levi, di 76, di Torino, e
Massimo Samaja, classe 1929, di Milano. Tutti erano stati iscritti nel
registro degli indagati due anni fa con l’ipotesi di reato di omicidio
colposo e lesioni.

Amianto all’Olivetti, udienza il 23 aprile
Davanti al gup Scialabba presidenti, amministratori delegati e dirigenti
devono rispondere della morte di 13 dipendenti

Pescarmona, difeso dall’avvocato Claudio D’Alessandro, dirigente
dell’Olivetti molto conosciuto in città, è stato per anni alla Direzione
servizi professionali e poi a quella generali, fino ad approdare alla
Olivetti Multiservice, la società che si occupava del patrimonio
immobiliare della società. Pescarmona è stato uno dei pochi, un mese fa,
a voler rispondere alle domande dei pm Lorenzo Boscagli e Laura Longo,
titolari dell’indagine, spiegando che le bonifiche dall’amianto non
erano di sua competenza e di non aver mai ricevuto le relazioni sui
monitoraggi delle fibre di amianto presenti negli stabilimenti dell’azienda.

Angelo Fornasari è stato nel consiglio di amministrazione dell’Olivetti
dall’aprile del 1984 fino al marzo dell’88. Gli altri quattro dirigenti
per cui la procura ha stralciato la posizione sono stati consiglieri tra
la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni ’90.

A rischiare il processo sono i big della Olivetti, a partire da Carlo De
Benedetti, presidente dell’azienda per quasi vent’anni, dal 1978 al
1996, suo fratello Franco Debenedetti, amministratore delegato e vice
presidente. Un altro nome eccellente è quello di Corrado Passera, ex
ministro dello sviluppo economico, a Ivrea dal 1992 al 1996 con la
carica di ad. Ancora: Marco e Rodolfo De Benedetti, figli di Carlo,
consiglieri di amministrazione negli anni Novanta, e Roberto Colaninno,
ad di Olivetti nel ’96. Con loro ci sono dirigenti storici dell’azienda
di Ivrea come Elserino Piol e Giorgio Panattoni. L’accusa per tutti è di
omicidio colposo plurimo e lesioni (Colaninno deve rispondere di un solo
episodio di lesioni). Tredici gli operai deceduti in questi anni e 7
quelli che ancora combattono contro il mesotelioma pleurico.

Le lavorazioni incriminate vanno dalle macchine per scrivere alle
telescriventi e fotocopiatrici. Un esempio su tutti è l’inalazione delle
fibre di amianto contenute nel talco contaminato con tremolite durante
le operazioni di montaggio dei particolari in gomma. Ma non solo. C’è
anche il caso di una donna, impiegata all’ufficio titoli e contabilità.
Secondo i magistrati, l’esposizione alle fibre di amianto in questo caso
sarebbe da imputare allo scarso stato di manutenzione della
controsoffittatura dei locali della mensa di Palazzo Uffici e
all’intonaco con cui erano rivestiti il soffitto e le pareti delle
Officine H e nello stabilimento Nuova Ico.

La Procura è certa che fino al 1987 l’Olivetti non abbia compiuto nessun
monitoraggio sulla diffusione delle fibre di amianto. E dopo quella
data, sebbene i valori riscontrati evidenziassero una concentrazione di
fibre all’interno dei locali almeno superiore del doppio rispetto a
quella esterna, l’azienda avrebbe effettuato una valutazione del rischio
carente e inadeguata a tutelare al salute dei lavoratori. Non solo. La
società non avrebbe tenuto conto del rischio del rilascio di fibre
dovute al degrado e al danneggiamento occasionale degli intonaci, non
effettuando nessuna analisi mineralogica delle fibre.

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