ANARCHICI ALL’ OLIVETTI
di Mauro Casadio Farolfi
Adriano Olivetti creò un modello di impresa industriale dove realizzò il connubio fra e produzione ed etica, seppe coniugare mercato e finalità sociali. Le idee erano vicine ad un socialismo-liberale, con influenze libertarie e valori cristiani. Olivetti ebbe anche un altro merito, valorizzare le competenze culturali di storici, urbanisti, sociologi, architetti ed esperti nel design che trovarono nell’azienda una sorta di fucina in cui forgiare le proprie competenze professionali, una vera agorà utile all’impresa e alla società.
Tra i nomi più noti ci sono poeti e scrittori come Paolo Volponi, Franco Fortini, Natalia Ginzburg, Leonardo Sinisgalli, Geno Pampaloni, Giovanni Giudici, Ottiero Ottieri che collaborarono con l’azienda in diversi ruoli, specialmente nei settori della comunicazione e delle relazioni con il personale.
Alla Olivetti erano presenti dirigenti con diversi interessi politici o appartenenza ideologica; socialisti, comunisti, repubblicani, liberali, cattolici e militanti del partito d’azione.
All’interno di questo straordinario laboratorio-impresa Adriano Olivetti alcune personalità personalità anarchiche, coese da un sentimento antifascista, alcuni perseguitati dalle forze fasciste e richiusi nelle carceri per lunghi periodi.
Ma chi erano gli anarchici alla Olivetti?
Una figura stimolante nella storia del pensiero anarchico nel secondo dopoguerra fu Carlo Doglio (1914-1995) sociologo, docente universitario ed urbanista.
Personalità poliedrica, carattere deciso, irruente, talvolta critico sulla visione e sulle elaborazioni comunitarie di Adriano Olivetti.
Negli anni successivi alla fine della guerra iniziò a lavorare alla Olivetti e a dirigere il giornale Fabbrica di Ivrea.
Doglio fu poi inviato da Adriano Olivetti a Londra dove svolse un’importante attività editorialista, inoltre lavorò per la BBC ed entrò nella direzione della International Society for Social Studies di Lelio Basso.
Adriano Olivetti realizzò un “Centro di Sociologia della Cooperazione”, diretta da Ugo Fedeli, con studi e ricerche sulle cooperative esistenti in Europa e negli USA. Incaricò Carlo Doglio di visitarne alcune in Italia, fra le quali la Cooperativa Ceramica di Imola nel 1955.
(Articolo riportato nel numero 26 della rivista Comunità)
Nel 1974 Carlo Doglio pubblicò il libro L’equivoco della città-giardino che si aggiudicò un riconoscimento dall’INU, Istituto Nazionale Urbanistica.
Antonio Carbonaro (1927-1998). Nei primi anni ’50 venne assunto dalla Olivetti e ad Ivrea lavorerà dal 1953 al 1955, svolgendo varie mansioni, sia presso le Edizioni di Comunità che presso l’ufficio del personale come esperto dei problemi del lavoro e della formazione. Partecipò, inoltre, all’inchiesta sociologica affiancata al Piano regolatore di Ivrea, diretta dal sociologo statunitense Paul Campisi. L’esperienza alla Olivetti fu per lui significativa grazie alla rete di rapporti con le personalità che partecipavano a vario titolo al progetto di Adriano Olivetti. Anche per Carbonaro la formazione di un approccio sociologico al lavoro era da lui inteso non come “merce” o strumento di sopravvivenza, ma come opportunità di crescita, di condivisione e costruzione di una cultura comune.
Ottenuta una borsa di studio dal British Institute, soggiornò a Londra e a Leeds, dedicandosi allo studio di alcuni casi di industrializzazione. Fu poi a Milano, come redattore-capo della rivista Tecnica e Organizzazione sempre di ambito olivettiano. Dalla metà del 1958 fino al maggio del 1960 sarà a Firenze, come insegnante di relazioni umane presso il CISV (Centro Istruzione Sviluppo Vendite) della Olivetti. Sempre per la Olivetti, dal 1960 al 1963, tenne corsi di aggiornamento per dirigenti di vario livello negli stabilimenti di Ivrea, Milano, Massa e Pozzuoli.
Carbonaro fu una delle figure più interessanti in quell’ambito culturale di formazione libertaria raccolti attorno alle pagine del mensile Volontà con altri intellettuali e militanti anarchici quali Carlo Doglio, Delfino Insolera, Virgilio Galassi, Giancarlo De Carlo.
Carbonaro lavorò con un ruolo importante nella divisione Psicologia del lavoro collaborando anche con lo psicologo e psicanalista Cesare Musatti.
Delfino Insolera (1920-1987). Si laureò in ingegneria a Roma nel 1943 e, otto anni più tardi, conseguì una seconda laurea in filosofia a Milano. Fin da giovane rivelò una mente eccezionalmente brillante: una personalità curiosa e poliedrica, capace di spaziare con naturalezza dalla letteratura alla didattica naturalistica e ambientale, dalla botanica alla musica e alla poesia, fino alla geologia. Le sue competenze, sempre approfondite con rigore, ne fecero un divulgatore scientifico di prim’ordine.
Nel 1940 stabilì i primi contatti con gli ambienti antifascisti e, dopo l’8 settembre 1943, entrò nella clandestinità, partecipando alle Squadre d’Azione Partigiana di ispirazione socialista, libertaria e in parte anarchica. Nel 1949 trovò impiego presso la Siemens, dove si occupò di telefonia ad alta frequenza. Nel 1952 passò alla Olivetti di Ivrea, lavorando anche nel settore dei calcolatori elettronici. Due anni dopo Giovanni Enriques, dirigente Olivetti e presidente della casa editrice Zanichelli, lo chiamò a collaborare con l’IPSOA di Torino, la prima scuola italiana di formazione per dirigenti d’azienda.
Insolera nel 1960 si trasferì a Bologna, dove divenne direttore editoriale della Zanichelli. Dotato di una cultura vastissima e raffinata, sapeva affascinare chiunque lo incontrasse grazie alla sua sorprendente capacità di muoversi in ambiti tra loro lontani senza mai perdere precisione e profondità. Diventato bolognese d’adozione, partecipò attivamente alla vita culturale della città, collaborando con il Teatro Comunale e con numerosi enti locali, dal Comune di Bologna alla Regione Emilia-Romagna. Negli ultimi anni della sua vita, dal 1981 al 1987, fu presidente e anima del Centro Villa Ghigi, istituito dal Comune di Bologna.
Nel 1988 il Comune di Bologna gli ha conferito alla memoria il premio Archiginnasio d’Oro.
Ugo Fedeli (1898-1964), nato a Milano nel ‘51 fu convinto da Adriano Olivetti a trasferirsi nel Canavese. Contribuì, fino alla morte prematura nel 1964, a quella epopea olivettiana che col passar del tempo assunse sempre più contorni visionari ma sempre concreti. Fedeli aveva alcuni aspetti in comune con la visione di Adriano Olivetti dove l’uomo e non il profitto devono restare al centro del lavoro e della società. “Anarchismo è tutto un modo di vivere, di rispettare la gente, di comprendere il prossimo, di comportarsi da vero fratello” queste le parole di Ugo Fedeli. A partire dagli anni venti fu rinchiuso in varie carceri, riuscì poi ad entrare in clandestinità rifugiandosi in Svizzera, Berlino e in Russia dove toccò con mano la complessa e contradditoria situazione sociale del paese sotto il potere bolscevico.
Rientrato in Italia partecipò attivamente alle lotte libertarie sempre con lucidità, ma lontano da protagonismi e da individualismi che caratterizzarono molti anarchici.
Alla Olivetti Ugo Fedeli svolse, nelle ore serali, un’intensa attività di promozione della cultura popolare con corsi sulla storia del movimento operaio. Autore di diverse pubblicazioni voglio ricordare il libro Un viaggio alle isole utopia un volume che raccoglie molte conversazioni tenute a Ivrea presso il “Centro Culturale Olivetti” e pubblicato nel 1958.
A due anarchici operai Antonio Scalorbi e Giorgio Grassi nel 1957 fu data la possibilità di prepararsi alla licenza liceale con l’obiettivo di iscriversi e terminare l’Università. Ad entrambi venne garantito lo stipendio da operai e per tutto il periodo universitario una borsa di studio. Scalorbi finiti gli studi universitari rientrò alla Olivetti e divenne dirigente della Syntax azienda del Gruppo, mentre Grassi divenne architetto.
Altri anarchici lavorarono all’Olivetti fra i quali: Lamberto Borghi (pedagogista), Giancarlo De Carlo (architetto), Angelo Dina, Virgilio Galassi, Pino Tagliazucchi (professore e studioso di geopolitica), Cesare Zaccaria (ingegnere).
Articolo di Adriano Olivetti sulla rivista anarchica Volontà
La realtà di oggi e le esigenze spirituali di una società nuova.
La Redazione della rivista anarchica Volontà chiese ad Adriano Olivetti un intervento sulla sua visione dell’impresa e della comunità. Olivetti confermando le sue doti fondate sul dialogo, sull’ascolto e sulla libertà di pensiero aderì alla richiesta. L’articolo pubblicato sul n. 6 del I° novembre 1955 (pagg. 303/306) riporta innanzitutto l’urgenza di una ripresa economica e di un superamento del divario economico fra Nord e Sud Italia, “un Nord industrialmente progredito ed un Sud straordinariamente povero e depresso… e dei limiti apportati dagli interventi statali”. Nello stesso articolo avverte “la scomparsa quasi totale di una stampa indipendente dai gruppi monopolistici, la decadenza delle istituzioni universitarie, il monopolio governativo della radio e della televisione…”
E conclude con queste parole: “Qualunque sia il nostro giudizio, questo macchinoso e ben disordinato processo non potrebbe di necessità risolvere dei problemi che stanno nei campi, nelle officine, nelle scuole, nelle università. La vera vita in cui noi viviamo cosi lontano dagli schemi che i politici accentratori si sono fatti dei nostri problemi e di quelli degli uomini che lavorano ogni giorno al nostro fianco. Milioni di italiani si attendono, con ansia crescente, un rinnovamento materiale e morale. C’è in questo mondo inquieto una atmosfera di vigilia, si profilano in un mondo ancora pesante nella sua massiccia indifferenza e nella sua paurosa povertà, dalle luci di un mondo che nasce.
La soluzione è una sola, difficile, ancora isolata ed incompresa, far si che le nuove forze materiali; quelle stesse che hanno dato vita al mondo moderno, diventino valido e potente strumento di finalità spirituale”.
In sole tre pagine il pensiero di Adriano Olivetti è espresso ed articolato in tutte le sue proposte.
Non discussioni teoriche ma affrontare temi reali a partire dalla costruzione di una comunità concreta dove le forze, i valori spirituali siano da traino senza dogmatismi o autoritarismi. Evidente il suo intendimento nelle ultime righe riportate sulla rivista Volontà.
“Gli amministratori, i tesorieri ciechi nella contemplazione e nell’adorazione delle cifre e dei numeri hanno ripreso il comando dimenticando le persone”.
Occorre ascoltare, parlare, mettere in comune esperienze e proposte ma soprattutto dare risposte concrete ai problemi.
Chiaro lo scopo principale: il riscatto materiale e spirituale della persona.
Fonti:
Gruppo di studi sociali Errico Malatesta di Imola di Imola (FAI)
Biblioteca Libertaria Armando Borghi di Castel Bolognese
Bibliografia
Antonio Carbonaro
Antonio Carbonaro Francesco Brambilla, e Angelo Pagani, Introduzione alla ricerca sociologica, Firenze, La Nuova Italia, 1958.
Antonio Carbonaro L’impiego istituzionale dei sociologi nella Società Olivetti, in Luciano Gallino (a cura di), L’industria e i sociologi, Edizioni di Comunità, Milano, 1962.
Antonio Carbonaro Struttura sociale e socializzazione, Firenze, La Nuova Italia, 1965.
Antonio Carbonaro L’Italia cambia, La Nuova Italia, Firenze 1971.
Antonio Carbonaro, Arnaldo Nesti, La cultura negata, Guaraldi, Firenze 1975.
Antonio Carbonaro Povertà e classi sociali, Milano, Franco Angeli, 1979.
Antonio Carbonaro Prospettive sociologiche nella crisi della società italiana, Milano, Franco Angeli, 1983.
Istruzioni e governabiltà: alcune critiche a una proposta di Luhmann, in Sociologia del diritto, vol. 10, 1984.
Antonio Carbonaro et al., Professionalità ed esigenze di formazione degli insegnanti, Centro 2P, Firenze 1985.
Antonio Carbonaro Resoconto sul valore euristico di una transdisciplinarietà psico-sociologica, in Franca Bimbi, Vittorio Capecchi (a cura di), Strutture e strategie della vita quotidiana, Franco Angeli, Milano 1986.
Antonio Carbonaro La legittimazione del potere, Franco Angeli, Milano, 1986b.
Carlo Doglio
Il piano aperto, a cura di Stefania Proli, Eleuthera Editore
Il piano della vita. Scritti di urbanistica e cittadinanza, Feltrinelli Editore
La città giardino. Crisi dell’utopia, città e urbanistica di fronte alla rivoluzione industriale, Gangemini Editore
Ugo Fedeli
A testa Alta. Ugo Fedeli e l’anarchismo internazionale (1911- 1933), Zero in condotta Editore
Attilio Perotti (a cura di), la Bilancia del popolo, un anno nella vita di Ugo Fedeli, Feltrinelli Editore
Attilio Perrotti (a cura di), Ugo Fedeli l’Olivettiano, Atene del Canavese Editore
Delfino Insolera
Hanns-Erich Kaminski, Quelli di Barcellona, traduzione di Delfino Insolera, Mondadori, 1950.
Claudia Capello, Mino Petazzini, Emanuela Rondoni, Vanna Rossi, Flavio Strada, Giuliana Venturi (a cura di), Come spiegare il mondo. Raccolta di scritti di Delfino Insolera, Zanichelli, 1997.
Discussioni 1949-1953. Foglio periodico attivo tra il 1949 e il 1953. Edizione integrale, Quodlibet, 1999.
Delfino Insolera, Introduzione a Uomini e molecole in Francis Crick,
Uomini e molecole: è morto il vitalismo?, Zanichelli, 1970.
Delfino Insolera, Un’introduzione alla Scienza della Terra, Zanichelli, 1970.
Federico Enriques, Castelli di carte. Zanichelli 1959-2009: una storia, Società editrice il Mulino, 2008.