di Rita Cola
IVREA. «Telecom può e deve avere un ruolo strategico in questo territorio. Sono in corso riorganizzazioni, lo comprendo, ma Telecom, attraverso Olivetti, può e deve attivare sinergie e farsi carico delle situazioni che riguardano lo sviluppo del territorio. Quando Olivetti, attraverso Tecnost, scalò Telecom acquisendone il controllo, si credeva importante che una grande azienda nazionale potesse avere interessi in un’area dove è stata scritta una pagina importante della storia industriale di questo Paese».
Alberto Mancino guida la Uilm del Canavese. Nello scacchiere delle riorganizzazioni e accorpamenti che hanno interessato anche il sindacato, la Camera sindacale della Uil è l’unica, tra i confederali, ad avere mantenuto l’autonomia. Punta l’attenzione sul mondo legato a Olivetti, Mancino. «Io non ho cambiato idea – aggiunge – penso ancora che il ruolo di Telecom debba essere incisivo e sia una potenzialità del territorio nonostante in questi anni, alla fine, si sia mostrato fragile».
È un mondo frammentato, quello Olivetti, ma che riguarda un migliaio di addetti. Qual è la situazione?
«Olivetti (circa 650 addetti, ndr) ha in corso i contratti di solidarietà. Scadranno nel febbraio prossimo e non sarà possibile rinnovarli perché siamo ormai al quarto anno. Aspettiamo che la società ci presenti i dati economici legati all’andamento del 2014 rispetto al budget stabilito e che, come deciso al tavolo sindacale, si affrontino singolarmente i settori di attività, per analizzare le prospettive. Di certo c’è che Olivetti, oggi, non è solo un marchio, ma ha ancora capacità e delle attività interessanti. Ma è altrettanto vero, però, visto l’andamento di questi anni, il destino di Olivetti è legato a doppio filo con quello di Telecom».
Il mondo che ruota attorno a Olivetti, però, è più ampio. Come se la passa?
«Innovis (150 addetti, ndr) società nata dalla ristrutturazione Olivetti del 2002, oggi è controllata da Comdata. Anche a Innovis ci sono i contratti di solidarietà che non potranno essere rinnovati. Innovis, alla sua nascita, ha avuto la garanzia di commesse da Olivetti e da Telecom. Commesse che hanno permesso a Comdata di crescere in questi anni».
E poi c’è Telis, ex Celltel. «Dall’incendio della fabbrica, nell’ex comprensorio di Scarmagno, il 19 marzo 2013, la situazione è andata precipitando. Ci sono 200 persone, dell’ex sito di Scarmagno, che aspettano di sapere il loro destino. Telis ha detto che ripresenterà la proposta di concordato, ma la situazione è difficile. Anche Celltel è nata dalla ristrutturazione Olivetti del 2002 e, attraverso la stessa Olivetti e Telecom, ha garantito in questi anni commesse. Per non parlare poi di Wirelab, anche questa nata dalla stessa ristrutturazione».
Quale può essere il ruolo di Telecom e Olivetti?
«Un ruolo forte: favorire, garantendo volumi produttivi, l’insediamento di nuovi imprenditori seri e finanziariamente solidi affinché si possano riassorbire occupazionalmente i dipendenti attualmente in Telis vista la difficoltà della società stessa sia sotto il profilo economico che della saturazione dei lavoratori. Ovviamente deve trattarsi di una ricollocazione reale e con prospettive, perché in questi anni troppe volte dopo qualche tempo la situazione è precipitata in maniera irreversibile».
Altre aziende, invece, si sono polverizzate. È così?
«Sì. Penso a OliIt e Cms, Agile, Elea, Diebold, Domus Tech, Progetto 92, tanto per citarne alcune. Tutte società del mondo Olivetti esternalizzate e, poco per volta, sparite dal territorio».