Non è laureato ma a 8 anni giocava con i prototipi Olivetti portati in casa dal padre. Daniele Pelleri, cofounder di AppsBuilder, racconta il successo della piattaforma nata per “farsi l’app”, che ha superato il milione di euro, di cui meno del 20% in Italia
di Giovanni Iozzia
Si è appena chiusa la Bit, la Borsa Internazionale del Turismo, e ha riconfermato la prevalenza della App Economy: la metà degli europei per prenotare le vacanze usa smartphone e tablet e il 15% ha scaricato applicazioni specifiche per la prossima estate. Chi ha costruito una fabbrica delle app, che ne sviluppa 6mila al mese, non può che esserne felice perché trova conferma di trovarsi in un’industria effervescente: Daniele Pelleri il suo “self service” lo ha aperto tre anni fa con il compagno di università Luigi Giglio. Nel 2013 ha triplicato il fatturato e ha superato il milione di euro. Ora deve fare assunzioni e forse cambiare sede perché quella dove si è trasferita da poco è già stretta. Una startup che sta prendendo il volo.
Pelleri, un ragazzone di 28 anni con la faccia da nerd, è la conferma che l’educazione familiare conta e forse anche un po’ la genetica. Lui è di Ivrea, non ha mai preso la laurea in ingegneria informatica per cui si era iscritto al Politecnico di Torino, ma a 8 anni giocava con i primi prototipi del Quaderno 33, che è considerato l’antesignano del notebook e che il padre, ingegnere nel settore Ricerca&Sviluppo hardware della Olivetti, portava in casa. Era la stagione in cui l’azienda piemontese poteva permettersi di snobbare Microsoft, che propose di installare il suo software su quella macchina. E, ricorda Daniele, gli fu risposto: «Chi siete voi? Ce lo sviluppiamo noi…».
Uno smanettone antelitteram Pelleri, che sul “doityourself” ha costruito un business. Infatti AppsBuilder nasce con un’intenzione democratica: a ciascuno la sua app. Poi, come capita spesso alle startup cambia modello, almeno quattro volte. E trova sulla sua strada il sostegno di due business angel del calibro di Massimiliano Magrini (allora Amapurna, adesso United Ventures) e di Mario Mariani (The NetValue), che attirano il venture capital (1,5 milioni di euro dei fondi Vertis e Zernike Meta). Da 9 a 39 euro al mese su AppsBuilder chiunque può crearsi con pochi click il suo sito mobile e la sua app, ideale per il professionista come per la piccola attività commerciale. Ma è sui “Pro Plan” che adesso si gioca la crescita. Nel mirino ci sono le piccole e medie imprese con la loro voglia e necessità di innovazione e di nuovi strumenti di marketing. «Stanno finalmente cominciare a comprendere l’importanza della comunicazione in mobilità per fare client retention”, spiega Daniele Pelleri. «Comunque noi dedichiamo una parte della nostra attività, sul sito e con webinar, a fare formazione perché ancora c’è molta strada da percorrere». E velocemente: a inizio 2013 AppsBuilder fatturava 300mila euro, a fine anno è stata superata la soglia del milione: solo il 19% è stato prodotto in Italia e l’obiettivo, dice Pelleri, è che questa quota arrivi al 5%. La società diventa sempre più internazionale ma l’occupazione aumenta a Milano: le 20 persone impiegate a fine 2014 dovrebbero arrivare almeno a 30, ed ecco perché bisognerà spostarsi dagli uffici di Moscova. Ci sono importanti sviluppi da seguire: due community marketplace, uno per i designer e l’altro per gli sviluppatori, che diventerebbero così tutti promoter dei servizi di AppsBuilder.
Pelleri, ma non è che se continuate così qualcuno prova a compravi? «Se ci offrono 4billion ci pensiamo!», risponde ridendo. «Io all’80% dico si».