Estratto dall’intervento di Emilio Renzi al convegno “OLIVETTI comunicazione, stile, design, architettura“del 20 maggio 2016 a Bologna.
Abstract
La scrittura dei testi pubblicitari e redazionali Olivetti è sempre stata contraddistinta da sobrietà, precisione, brio inventivo. È stata curata da intellettuali di vaglio nazionale: poeti come Leonardo Sinisgalli, Franco Fortini, Giovanni Giudici. Fianco a fianco con i grandi designer che hanno resa famosa la Olivetti. Scrittura Olivetti come parte integrante dell’unico processo della “comunicazione Olivetti”.
«Dobbiamo fare bene le cose e farle sapere, diceva l’’ingegner Adriano’, com’era chiamato in azienda»
Sono parole di Giovanni Giudici, uno dei maggiori poeti italiani del secondo Novecento, copywriter alla Olivetti per un quarto di secolo. Copywriter: autore di testi pubblicitari, dai più normali ossia i testi redazionali, ai più impegnativi e significativi, i più «difficili»: quelli in cui una campagna pubblicitaria condensa in sé un prodotto, un’iniziativa; conduce gli uni e le altre sul mercato, nel confronto con la concorrenza, nella persuasione.
Tutti i copywriters della Olivetti, da prima della guerra sino alla fine degli anni Ottanta, sono stati intellettuali di valore; ma prima di esaminarli, brevemente per forza di cose, è bene precisare un fatto importante. Nessuno di loro entrò alla Olivetti come «aedo del Principe», cantore delle gesta sue e dei successi aziendali. Tutti furono assunti per fare un lavoro preciso, inseriti in un organico, tenuti a vivere gli orari, le scansioni temporali dell’azienda, le sue alterne vicende. Adriano non fu, come capita di leggere sia pure sempre di meno, un Mecenate che amasse circondarsi di poeti elogiatori e nemmeno su altri fronti di psicologi compiacenti, di sociologi corrivi. Per dire, a Paolo Volponi, destinato a diventare capo del personale di un Gruppo industriale di decine di migliaia di persone, e, in proprio, uno dei più importanti romanzieri di fine Novecento, toccò per anni di essere «responsabile dei servizi sociali di fabbrica a Ivrea»: ossia, detto in breve, il compito serio ma non propriamente entusiasmante di badare a che i trasporti, gli asili nido e materni, le mense, le infermerie di Ivrea e quant’altro, tutto funzionasse a dovere. Ogni mattina. E le biblioteche di fabbrica, naturalmente.
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