direttore dei Centri Comunitari di San Giovanni in Fiore e di Napoli Secondigliano; in Olivetti si è occupato di gestione e di formazione del personale; dirigente della formazione quadri e dirigenti delle Cooperative di Consumatori aderenti alla Lega Nazionale delle Cooperative; direttore delpersonale e dell’organizzazione di CISA spa; Vice Direttore Generale di SITE spa; Direttore Generale di META spa e della Fondazione Aldini Valeriani.


FEDERICO BUTERA (Milano, 9 gennaio 1940 – 10 febbraio 2025)

Maestro e amico

Con grande tristezza  ho saputo della scomparsa di Federico Butera. L’avevo,​ con Alessandro ​Chili,​ incontrato recentemente a Bologna in occasione dell’intitolazione ad Adriano Olivetti di un ITS,  in buona salute e ottimo umore. Così mi piace ricordarlo. Aveva anche riso di gusto al mio racconto di una storiella sugli studenti di Harvard e del MIT.

Ho trovato che la sua sintetica definizione della Olivetti di Adriano come “impresa integrale” fosse la migliore e l’ho adottata riportandola nel mio scritto Le sette parole chiave della Olivetti 1926-1978 in Il “Modello” Olivetti. Passato, presente. E futuro?, Collana Sociologia del Lavoro, FrancoAngeli 2022. Intendendo per impresa integrale quella che persegue in modo integrato e contestuale elevati risultati economici  e sociali di cui beneficiano i dipendenti e le loro famiglie, i fornitori, la comunità e il territorio nel quale l’impresa opera e i clienti.           

Paolo Rebaudengo, Bologna

 

Apprendo con tristezza della perdita di Federico Butera. Un grande studioso del lavoro e delle organizzazioni. Nei suoi scritti, rispetto ai miei temi di ricerca, ho sempre trovato molto preziose le riflessioni in materia di competenze. Di ispirazione i passaggi in cui evidenzia che essi sono importanti, ma non sono un lego, non sono mattoncini da comporre a volontà e al bisogno, perché i nuovi lavori non saranno un caleidoscopio di competenze. Progettare i lavori invece vuol dire configurare, nella concretezza e varietà dei processi produttivi e nella realtà della vita delle persone, nuove idee di ruoli, di mestieri e professioni, che offrano alle organizzazioni efficienza e innovazione e alle persone professionalità, identità e cittadinanza, come furono i lavori artigiani nel Rinascimento, le professioni nell’Ottocento. Per farlo, sosteneva, è necessaria un’alleanza strutturale di alta ispirazione tra sistema educativo e sistema produttivo. 

​Emanuela Proietti, Ricercatrice in sociologia del lavoro e delle organizzazioni, Università degli Studi Roma Tre

 

Ho letto ieri sera la notizia..qualche ora prima stavo rivedendo un suo passaggio nella mia tesi dottorale. Ci stringiamo tutti per questo maestro.

​Giulia Cecchini, sociologa del lavoro, ricercatrice, Roma 

 

Una grande stima per Federico Butera tra gli Olivettiani significa che ha lasciato un segno.

​Lorenzo Capineri, docente Università degli Studi di Firenze

 

Un bravo sociologo del lavoro..Lo ricordo come progettista delle isole di montaggio e come promotore dell’impresa integrale. Sentite condoglianze ai familiari

​Antonio Chini, fisico, Università degli Studi di Firenze

 

Sono infinitamente grata a Federico Butera per la collaborazione piena e attenta con cui ha seguito la mia ricerca su Paolo Volponi.           Abbiamo colmato un vuoto nella storia della Olivetti. Ne sono emersi episodi importanti di comprensione di quel periodo cruciale per l’azienda e per l’Italia ed elementi di riflessione validi ancor oggi.

Quel libro per me, nella mia vita, è stato un punto di arrivo e un punto di partenza per nuove amicizie e collaborazioni e nuovi studi. Grazie infinite Federico.

Laura Ercolani​, storica, docente, Urbino

 

Ho appreso questa mattina del decesso di Federico Butera. Che tristezza! Si affastellano nella mia mente i ricordi delle intenzioni professionali e il senso della caducità della vita. Ciao Federico, RIP

​Lauro Mattalucci, matematico, formatore, Ivrea

 

Onore a Federico Butera, maestro di educazione olivettiana. Abbiamo lavorato insieme sotto la guida di Paolo Volponi. Federico, lo ricordo, finezza di testa e sottile humour siciliano. Prese il mio posto per la ricerca di laureati che diventassero possibili leader innovativi. Prese poi il posto di Gallino e iniziò la sua grande storia di sociologo innovativo architetto delle produzioni. Da lì, per quell’imprinting olivettiano, il grande salto per la sua grande e fortunata avventura accademica. Seguiva le vicende della nostra associazione. Qualche anno fa aveva partecipato in call con un suo intervento appassionato alla giornata di studio in onore di Adriano Olivetti. Ingegnere. Leggo con ammirazione questa mattina centinaia di affettuosi ricordi, importanti testimonianze di amici, allievi ,colleghi. Un omaggio ad una importante figura di pensatore italiano ed internazionale, un grande Maestro, disegnatore di illuminati nuovi orizzonti culturali. In questo quadro, il mio ricordo è forse poca cosa, ma è affettuoso e commosso. Ciao Federico, compagno di lavoro nella grande avventura nella Olivetti di Adriano. La grande illusione.             

G. C. Giovanni Maggio, Presidente onorario di Olivettiana, manager e docente universitario, Fiesole

 

Tu dici “La grande illusione”, ma di un tipo particolare… di quelle “concrete”, esistite e dunque possibili… Al momento opportuno una sorgente a cui tornare ad attingere.

​Michele Fasano, regista, Bologna

 

Immenso dolore,  un maestro indimenticabile​.

Giuliana Gemelli, docente universitaria UniBO, storica delle istituzioni culturali e scientifiche, autrice.

 

Un flash su Federico Butera, classe 1940 come chi scrive. Negli anni 60 a Bologna, le Filiali erano l’espressione della Olivetti nella comunità ‘locale’ : Università, Scuole , P.A , istituzioni …La scuola di Firenze ( dal 1954) forniva ai futuri dipendenti conoscenza tecnica sui prodotti e sui lavori d’ufficio e metodo di lavoro insieme ad un suggerimento che traduco in questo modo: “siate precisi con il metodo ( programmazione del lavoro ecc.), ‘siate voi stessi’ nel dialogo con le persone, qualsiasi sia il loro ruolo e continuate a imparare anche in autonomia.Il Cisv, dal 1954 aveva istruttori che provenivano da Comunità, dall’esperienza formativa del primo master post universitario di Torino ( studiato da Giuliana Gemelli nel suo Il regno di Proteo) e dall’esperienza di fabbrica.

Gli anni 60 offrivano a Federico Butera quando veniva a Bologna per la selezione di laureati, occasioni per conoscere il nostro lavoro e per cogliere quel particolare clima creato da svariate decine di venditori . In quegli anni si rientrava in filiale e si riprendeva il lavoro nel territorio dopo pranzo.Quel clima glj era rimasto ben in mente, l’aveva colpito in particolare il ‘lavoro di gruppo’ , un argomento che la scuola di Firenze aveva sviluppato a fondo e in modo originale con corsi, seminari e aggiornamenti con sul ruolo del ‘capogruppo’ Federico nel 1965 aveva 25, l’età media dei venditori Olivetti. Compianto per l’amico scomparso e per i suoi cari​.

G​alileo Dallolio, Vice Presidente di Olivettiana, formatore, dirigente Olivetti nell’area del Personale.

 

Nota

Studioso di organizzazione e architetto di organizzazioni complesse, Federico Butera ha contribuito al superamento dei modelli burocratici di organizzazione e delle forme taylor-fordiste industriali del lavoro. Aveva iniziato con la progettazione delle isole di produzione alla Olivetti e ha proseguito con progetti di organizzazione e formazione nelle fabbriche e negli uffici e con una vasta pubblicazione di libri e articoli divenuti un punto di riferimento per la cultura organizzativa in Italia.

E’ stato professore ordinario presso l’Università Milano-Bicocca,  e prima alla Sapienza di Roma.  Presidente dell’IRSO – Istituto di Ricerca e Intervento sui Sistemi Organizzativi, da lui fondato e presieduto ininterrottamente fin dal 1974. Ha diretto la rivista Studi Organizzativi dal 1999.

Si laurea in Giurisprudenza a Palermo con lode nel 1962. Frequenta la scuola di giornalismo diretta da Mauro De Mauro, che gli insegna a fare ricerca affidandogli anche una piccola esercitazione didattica su Enrico Mattei, entro quella scottante inchiesta che forse gli decretò la morte bianca. Partecipa attivamente all’associazione studentesca dell’Unione goliardica italiana (UGI) di Palermo, ne dirige il giornale Università Democratica, con l’idea di “costruire una nuova università per una nuova Sicilia”. Entra in rapporto con le organizzazioni democratiche siciliane, con persone come Pio La Torre e Danilo Dolci, con i giovani dell’UGI e dell’UNURI che sarebbero diventati negli anni ‘70 e ‘80 la classe dirigente politica italiana, da Gianni De Michelis a Achille Occhetto a Giorgio La Malfa, a Ettore Morezzi.

Si prepara al concorso della magistratura. Due mesi prima del concorso, accetta a ottobre del 1962 una offerta di lavoro della Olivetti, pensando di andare a imparare cosa è un’impresa produttiva onesta e di tornare dopo sei mesi in Sicilia a contribuire a sviluppare imprese e lavoro.

Ma in Sicilia non tornerà più se non per frequentare la famiglia e gli amici non emigrati. A Ivrea vive 13 anni lavorando alla Direzione del personale con Nicola Tufarelli, Paolo Volponi e Giancarlo Lunati e incontrando i dirigenti e gli intellettuali che lo influenzeranno profondamente, fra cui in particolare Luciano Gallino e Cesare Musatti.

I primi  sei mesi lavora come operaio alla catena di montaggio e in officina e dirà spesso che questa è stata l’esperienza che più ha influenzato il suo percorso professionale. Viene assegnato poi alla direzione del personale dove diventa presto responsabile del personale dei montaggi, poi degli stabilimenti di Agliè e di Scarmagno: approfondisce sul campo e con ampie letture i temi dell’alienazione operaia, dell’integrazione fra vita contadina e lavoro in fabbrica, del rapporto fra tecnologie e organizzazione, dell’innovazione. Sempre negli anni ’60, con l’idea di tornare a Palermo partecipa e vince due concorsi per l’insegnamento di economia e di psicologia nelle scuole superiori ma non ne farà nulla.

Quando Volponi lo mette a capo dell’Ufficio Ricerca e Selezione Laureati incontra in tutta Italia 10.000 neo-laureati e persone con esperienza e ne assume in tutta Italia 440, alimentando il sogno di una classe di giovani tecnici e manager che avrebbero potuto innovare e creare impresa di qualità anche al Sud. Viene nominato dirigente a 29 anni. Quando Luciano Gallino nel 1969 si dimette per dedicarsi all’insegnamento universitario gli viene chiesto di sostituirlo come  Direttore del Servizio di Ricerche Sociologiche e Studi sull’Organizzazione (SRSSO). Con questa responsabilità accompagna il programma di change management che la Olivetti avviò nel passaggio dalla meccanica all’elettronica che dette luogo fra l’altro alla nascita delle isole di produzione. Fu un percorso straordinario per suscitare lo “scrigno di competenze” di tecnici e dirigenti, per innovare le relazioni industriali, per progettare e sperimentare forme organizzative che superano la catena di montaggio per avviare un percorso formativo enorme di migliaia di persone[4]

Entra a far parte dell’International Council for Quality of Working Life di Emery, Trist, Davis e altri che gli danno incoraggiamento e respiro internazionali.

In parallelo inizia la sua vicenda universitaria. Aveva iniziato nel 1968 a insegnare Metodologia della Ricerca all’Università di Torino con Francesco De Bartolomeis. Si era specializzato nel 1971 in sociologia alla Harvard University e in Management Sciences alla Sloan School del Massachusetts Institute of Technology. Durante un lungo viaggio in USA scrive il suo primo libro I frantumi ricomposti e l’articolo sulle isole di montaggio tradotto in 7 lingue: il nuovo sistema produttivo della Olivetti basato sui gruppi di produzione acquista notorietà internazionale insieme a quello della Volvo, dell’IBM e altri.

Nel 1973 si dimette dalla Olivetti per una visione degli sviluppi organizzativi profondamente diversa da quella dell’amministratore delegato, l’ammiraglio Ottorino Beltrami e per non aderire alla richiesta di diventare il capo di un nuovo ufficio organizzazione che avrebbe dovuto emanare ordini di servizio e preparare organigrammi in stile General Electric.

Per maggiori approfondimenti si veda su Wikipedia e su Enciclopedia Treccani

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