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La scomparsa di Luciano Gallino

Quando Adriano Olivetti lo chiamò personalmente perché conducesse una ricerca interna alla stessa Olivetti, Luciano Gallino, scomparso lo scorso 8 novembre nella sua Torino, aveva 26 anni Il gesto di Adriano era tipicamente suo: affidare a un giovane un compito senza nessun precedente, e con la massima libertà di azione. 

Ne risultò il volume stampato da Giuffré nel 1960, “Progresso tecnologico ed evoluzione organizzativa negli stabilimenti Olivetti (1946-1959). Ricerca sui fattori interni di espansione di un’impresa”. Era nata in Italia la sociologia del lavoro.

Per un ventenne degli anni ’50 essere interpellato da Adriano Olivetti poteva rappresentare, come avvenne per Gallino, l’inizio di uno straordinario disegno della proprio vita. Adriano aveva un fiuto eccezionale nella scelta dei suoi collaboratori, si trattasse di persone già affermate e note, o di giovani privi di esperienze, ma nei quali Adriano intravedeva un buon potenziale. Ancora più straordinaria era la capacità di Adriano di utilizzare queste persone in compiti e per obbiettivi del tutto nuovi rispetto agli assetti organizzativi delle altre industrie italiane. Esemplare e famosa è la vicenda della Divisione Elettronica.

La metodologia delle scienze sociali e la ricerca empirica, nel campo della sociologia del lavoro, ma anche in quello della psicologia del lavoro, erano, così come i progetti urbanistici , i servizi sociali, i servizi culturali e quelli sanitari, messi al servizio di un piano complessivo, che riguardava lo sviluppo della fabbrica e dei lavoratori, del territorio e di tutti i suoi abitanti. Non si dava realizzazione di compiti nuovi e ambiziosi come quelli che vennero assegnati al giovane Gallino, senza una convinta adesione a quel piano.

Con la scomparsa di Adriano e nel corso di una vicenda industriale su cui si è scritto molto ma non tutto è stato chiarito, si andò via via attenuando nella coscienza collettiva l’idea della funzionalità per lo sviluppo industriale degli investimenti in quei servizi .

Gallino passò poi all’università e nel tempo alla ricerca e all’insegnamento. Accompagnò e anzi negli ultimi anni sviluppò un’intensa e varia attività pubblicistica. Ma nei suoi scritti il passato olivettiano riemergeva frequentemente. La passione civile e politica prendevano sempre più spazio. L’industria d’Ivrea costituiva peraltro il riferimento principale quando l’argomento era la responsabilità sociale dell’impresa; e fu la protagonista del primo capitolo del libro “La scomparsa dell’Italia industriale”, significativamente intitolato “Un neo da estirpare: l’informatica”. Il triste diktat di Vittorio Valletta.

Mercato del lavoro, globalizzazione, finanziarizzazione, divennero negli ultimi tempi i principali campi di interesse e oggetto dei suoi articoli giornalistici. Ci saranno altre occasioni per sostituire al compianto l’analisi critica; per il momento si può cominciare col notare che mancò un’attenzione per le trasformazioni avvenute in campo industriale in zone diverse dal vecchio triangolo industriale, come lo sviluppo delle “multinazionali tascabili” e la loro capacità di ereditare almeno in parte lo spirito adrianeo.

Il libro di Gallino del 2001, “L’impresa responsabile: un’intervista su Adriano Olivetti”, è stato ristampato l’anno scorso dall’editore Einaudi.

[P. R.] 

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