architetto, urbanista, componente del Consiglio Direttivo Nazionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e del Comitato scientifico della Rivista Urbanistica Informazioni.

di Mario Piccinini

L’impegno meridionalista di Adriano Olivetti si andrà ampliando a comprendere oltre Matera anche la Campania con l’insediamento produttivo di Pozzuoli a partire dal 1951.Matera, con l’esperimento dei borghi rurali, e la fabbrica di Pozzuoli sono i due “fuochi” accesi nel Meridione da Adriano Olivetti.

Nel 1951 Adriano dà l’incarico a Luigi Cosenza di realizzare, a Pozzuoli ,uno stabilimento  Olivetti, nel territorio flegreo, affacciato sul golfo di Napoli, lungo la via Domitiana.

A Ivrea Cosenza studia l’organizzazione della fabbrica con l’idea di superare la catena di montaggio attraverso una organizzazione del lavoro basata sulle singole fasi lavorative. 

Assieme a Cosenza operano Pietro Porcinai per la sistemazione del giardino e Marcello Nizzoli per lo studio dei colori. Lo stabilimento Olivetti  di Pozzuoli, […] è stato realizzato dall’architetto Luigi Cosenza, in stretta collaborazione con l’l’ingegnere Adriano Olivetti.

La fabbrica di Pozzuoli è rappresentata nel libro Donnarumma all’assalto, di Ottiero Ottieri che svolgeva l’incarico di responsabile per la selezione del personale.”Le lucide pagine di Donnarumma all’assalto rimangono a testimoniare il dramma e le speranze frustrate di quel proletariato, insieme all’isolamento in cui il tentativo di Olivetti è condannato a vivere.” (M.Tafuri) 1)

“Olivetti:questo straordinario intellettuale e imprenditore fu l’unico che negli anni della ricostruzione del paese ebbe l’intelligenza, la preveggenza e la sensibilità sociale e politica di credere che, per ridurre il divario secolare tra nord e sud, fosse necessario dare un contributo alla trasformazione industriale del Mezzogiorno. La sua fervida fede su questo terreno è legata alla esperienza della Martella in Basilicata e all’utopia, divenuta realtà, nella fabbrica di Pozzuoli.” (C.de Seta) 2)

La fabbrica è destinata alla produzione di addizionatrici e macchine da scrivere.

“Di fatto,è l’intero programma di Olivetti per lo sviluppo del Mezzogiorno che si realizza in una condizione di isolamento e che affonda in un mare di speranze deluse. Il sogno di costruire a Pozzuoli una fabbrica modello ad alta tecnologia, con alti salari.[…] (G.Ciucci) 3) 

“Lo schema a croce è la chiave del sistema planimetrico dell’intero complesso.” […]“La croce  propone un’esigenza distributiva per le centinaia di macchine richieste da una produzione industriale in questo avanzatissimo studio tecnico, una possibilità di espansione graduale o improvvisa, un’equidistanza dai singoli luoghi di lavoro dagli obbligati passaggi di controllo e di smistamento propone e risolve soprattutto un tema fondamentale nel suo valore umano: quello di una corsia di officina aperta da ambo il lati alla luce, al paesaggio, alla natura.”(R.Musatti) 4)

Adriano Olivetti inaugura lo stabilimento il 23 aprile 1955. Nel discorso “Ai lavoratori di Pozzuoli” Adriano spiegava  la concezione ed il  valore, dell’opera come esempio per nuove realizzazioni.

 “La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza. Per questo abbiamo voluto le finestre più basse e i cortili aperti e gli alberi nel giardino ad escludere definitivamente l’idea di una chiusura ostile. Cosicché, oggi questa fabbrica ha anche un altro valore esemplare per il futuro del nostro lavoro nel nord e ci spinge a nuove realizzazioni per creare nuovi ambienti che traggano da questa esperienza insegnamento per più felici soluzioni.”  

A questo stile  contribuiva,  oltre alla estetica ed alla qualità dei prodotti, veicolati da un linguaggio comune, anche il tema della responsabilità sociale, cioè delle finalità dell’impresa in rapporto al territorio ed alla sua comunità. Questo aspetto è ben rappresentato dal celebre passaggio nel discorso di Adriano Olivetti ai lavoratori della nuova fabbrica di Pozzuoli.

 “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti?”

Non vi è al di là  del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?”[…]

“La nostra società crede perciò nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell’arte, crede nei valori della cultura, crede infine, che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora ineliminate tra capitale e lavoro. Crede soprattutto  nell’uomo, nella sua forma divina, nella sua possibilità di elevazione e riscatto” […]

Le architetture, nello stabilimento di Pozzuoli, rispondevano ad esigenze di razionalità, ed erano un luogo confortevole e bello nel quale lavorare e assieme alle case di abitazione, come quelle del quartiere Castellamonte a Ivrea, degli anni ’40, o agli asili  gratuiti, erano  una risposta sul territorio alle esigenze dei lavoratori dell’azienda e delle loro famiglie. 

“L’umanesimo imprenditoriale di Adriano Olivetti scaturiva da una straordinaria invenzione tipologica e spaziale del progetto di Cosenza per lo stabilimento Olivetti di Pozzuoli (1951-1954), indiscusso capolavoro dell’architettura italiana del Novecento, la fabbrica, la cui pianta libera si effonde in stereometrie intersecate, in volumi trasparenti  disseminati nel giardino mediterraneo, sistemate dal fiorentino Piero Porcinai, declina un purissimo lessico razionale, che media tra l’edificio e il paesaggio evitando di imitare l’uno e l’altro, la medesima opzione linguistica è chiamato da Cosenza  a controllare gli impianti spaziali desunti dalla tradizione locale nelle abitazioni INA-Casa (1952-1955) costruite a poca distanza dalla fabbrica per gli operai della Olivetti.” (F. Dal Co) 5)

Nella fase di completamento della fabbrica viene chiesto a Pietro Porcinaj, architetto dei giardini, di curare l’integrazione tra l’architettura e lo spazio esterno curando l’inserimento del verde nel paesaggio del Golfo di Pozzuoli.

“Le aree verdi di Pozzuoli furono certamente tra i primi grandi esempi di giardino moderno mediterraneo.” (P.Pejrone) 6)


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

1) Tafuri M., (2002), Storia dell’architettura italiana 1944-1985,Einaudi,Torino. Cit.p.49-50.

2) De Seta C. in Cosenza G, (a cura di), ( 2006), Luigi Cosenza, La fabbrica Olivetti a Pozzuoli, Clean Edizioni, Napoli,

3) Ciucci G., (1994),Un sognatore razionale,in Moccia F.D., Luigi Cosenza, scritti e progetti di architettura,

4) Musatti R., (2006), La dimensione dell’uomo, in, Cosenza G, a cura di  ,Luigi Cosenza, La fabbrica Olivetti a Pozzuoli, Clean Edizioni, Napoli. Cit. p.146.

5) Dal Co F., (1992), Storia dell’Architettura italiana- Il secondo Novecento, Electa, Milano.. pp.183-185  Clean Edizioni, Napoli. Cit. p.18.

6) Pejrone P.,  Un giardino moderno mediterraneo,in Cosenza G, (a cura di), ( 2006), Luigi Cosenza, La  fabbrica Olivetti a Pozzuoli, Clean Edizioni, Napoli,

Comments

  1. Ho finito di leggere in questi giorni il libro di Ottieri.
    Sono stato ad Ivrea nel 2018 e ho descritto tutto quello che ho potuto vedere.
    Il sito cosidetto Unesco ha bisogno di idee e fondi per poter essere effettivamente valorizzato.
    La fabbrica di Pozzuoli è visitabile?
    Grazie per l’eventuale risposta.

    Riccardo Di Valerio

    Bolzano

  2. Gentilissimo Valerio , sono un tour operator di Ivrea e mi occupo del sito UNESCO . Il nostro tour Ivrea il Sogno di Adriano’ racconta in maniera approfondita e coinvolgente ,la storia della Fabbrica Sociale . Mostriamo i prodotti, raccontiamo i tecnici, facciamo tanti ingressi esclusivi in case e reparti aziendali. Lavoriamo tantissimo con estero. Ci contatti se ha piacere

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