Luigi Bertuzzi, in Olivetti come analista di sistema dal 1983, ri/apre un tema di grande interesse, quello delle “scelte tecnologiche dei prodotti, in particolare la tecnologia indirizzata all’informatica distribuita, all’opposto dell’informatica accentrata dell’IBM, scelte che implicano, per chi adotta quei prodotti, conseguenze metodologiche e organizzative”.
“In Olivetti dal 1983 al 1989. Per cause non imputabili alla sola Olivetti, il ruolo di analista non ha potuto farsi strada”. “Ho iniziato il mio percorso, di addetto ai lavori di gestione della relazione tra Utente e Informatica Distribuita il 12 Aprile 1969. Dieci anni esatti dalla presentazione a Milano dell’Elea 9003. Per 14 anni ho avuto un ruolo, come “analista di sistema”, nelle fasi iniziali di tre diversi “ambienti” per l’informatica distribuita: la Divisione del CERN, responsabile per il trattamento dei dati, il CINECA e l’ECMWF, ora anche a Bologna, al Tecnopolo di via Stalingrado. Dall’83 in poi ho cercato di trasferire la mia conoscenza di quegli ambienti, destinati a rendere raggiungibili diverse “utopie” scientifiche, a contesti, come la Olivetti Systems & Networks, che avrebbero potuto assumere un ruolo “operativo” nella creazione di analoghi ambienti, per rendere raggiungibili anche “utopie” sociali ed economiche. La storia infruttuosa di quel tentativo può esistere solo come memoria di errori di sistema sociale, totalmente inutile se non vi è un interesse ad analizzarla con l’intento di risalire alla loro causa e trarne indicazioni correttive. La disponibilità di quel tipo di interesse l’ho cercata in tutte le possibili direzioni, senza successo”. Siamo grati a Luigi Bertuzzi per questo breve ma “succoso” scritto che spero possa aprire una discussione e qualche analisi. La scelta dell’informatica distribuita non fu casuale, né solo dettata da criteri tecnologici . Era evidente sin da allora che informatica distribuita significava apertura alla democrazia organizzativa, strumento necessario a una cultura di partecipazione, la Mitbestimmung, che solo ora viene ripresa in ambienti sindacali come possibilità, pur essendo prevista dalla nostra Costituzione. A Firenze ci furono incontri tra olivettiani e dipendenti IBM in una sede politica: questi ultimi riconoscevano che l’informatica distribuita Olivetti era “più vicina” a obiettivi che avrebbe dovuto darsi un Paese democratico.
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Qualcosa di quanto ho scritto è stato tralasciato, creando un malinteso. In Olivetti non sono entrato nel 1969 m nel 1983. Non ho tempo ora per chiarire come si sia prodotto il malinteso. Sono in viaggio fino al 27 Giugno. Vorrei ricevere, nel frattempo, qualche indicazione sul modo migliore di rettificare le informazioni di questo post. Cordialmente, Luigi B
Commento editoriale [html permettendo]:
L’analista ha [aveva precedentemente] operato, dal 1969 al 1982, in tre diversi ambiti destinati ad adeguare l’evoluzione
l’evoluzionedei sistemi …..I commenti non accettano i tag html …. si sarebbe visto “[aveva precedentemente]” in corsivo, come proposta di sostituzione ad “ha” …. e la parola ripetuta “l’evoluzione” avrebbe dovuto apparire cancellata …. Chiedo troppo dallo spazio commenti, vero? :-))
Segnalo, nel testo … “Per cause non amputabili …..”
Ringrazio Olivettiana per la pubblicazione di quanto ho ritenuto utile comunicare, in risposta a un invito a chiarire il mio interesse per Adriano Olivetti.
La visione retrospettiva che propongo è rivolta alla ricerca di indizi su come prevenire il rischio, attualmente ignorato dalla transizione digitale in atto, nell’industria e nella pubblica amministrazione, di limitarsi allo sviluppo e perfezionamento di una “interfaccia utente” funzionalmente destinata ad “adeguare il cliente/utente al servizio/sistema”.
Non è ancora avvertita l’urgenza di “un processo di adeguamento dei servizi/sistemi digitali ai bisogni dell’utente”.
Per la gestione di questo tipo di processo occorre percepire la necessità di una “interfaccia umana”, simile al ruolo di analista di sistema in comunità di utenti come quelle ricordate nella mia comunicazione.